Seguire il Sentiero della Natura. Fare della propria Vita un'Opera d'Arte. Sognare per Credere. Un progetto di Francesca Salcioli

L’ombra della luce: l’Opera al Nero del Tiepolo

Dai libri e banchi di scuola ricordiamo il Tiepolo soprattutto per le sue nuvole spumose trafitte da luci dorate, scorci spettacolari con danze d’angeli e miti e poi, soprattutto, cieli, cieli infiniti. Eppure, il Tiepolo lavorava molto di Nero e il suo immaginario non era solo luce, voli e tonalità pastello.

I Cieli e le Terre del Tiepolo, a cura di Itineraria

Nel 250esimo anniversario dalla scomparsa di Giambattista Tiepolo, Itineraria (Associazione delle guide turistiche autorizzate per la Regione Friuli Venezia Giulia) ha scelto di celebrare l’artista veneziano con un ciclo di incontri intitolato I Cieli e le Terre del Tiepolo. L’iniziativa ha fatto tappa il giorno 12 febbraio al Museo Sartorio di Trieste, splendida dimora storica che contiene una delle collezioni di disegni del Tiepolo più importanti al mondo. La raccolta è testimone e parte dell’incredibile opera grafica e incisoria del grande protagonista del Settecento e ci offre una preziosa occasione di riflessione e ponte di scambio di contenuti fra la Storia dell’Arte e l’Arteterapia.

L’immaginario di luce e colori solari per cui il Tiepolo è maggiormente famoso riflette, non solo le capacità dell’Artista, ma ciò che al Maestro veniva maggiormente richiesto, dal punto di vista lavorativo. Le opere che hanno reso Tiepolo il maggiore pittore della pittura veneta settecentesca testimoniano in primo luogo il gusto della sua committenza, più che quello personale e intimo dell’Artista. Parallelamente al trionfo di colori e luce, il Tiepolo, nell’intimo dei suoi giorni e della sua vita privata, lavorava spesso di Nero: sono migliaia le “Opere Nere” del Tiepolo, create dall’Artista solo per se stesso, per esigenze di studio, pratica o semplicemente piacere e riflessione, opere da lui particolarmente amate e frequentemente, con orgoglio, firmate e che oggi sono custodite in collezioni nazionali e internazionali, sempre più al centro dell’attenzione della critica contemporanea. Queste Opere Nere sono preziose e stimolanti, anche in ottica artiterapica, non solo per la centralità del Nero, ma soprattutto per i temi e i simboli di queste incisioni, acqueforti, Scherzi e Capricci, dove l’inchiostro traccia rivoli profondi e spesso oscuri e misteriosi e l’incisione diventa solco e scavo profondo, intimo e privato, delineando un immaginario completamente diverso da quei cieli infiniti così amati e richiesti dai committenti del Tiepolo.

Caricatura di un uomo con maschera e mantello, manicotto e tricorno, 1760 ca (Metropolitan Museum of Art di New York)

In queste Opere Nere ritroviamo, innanzitutto, critica sociale, che il Tiepolo declina utilizzando le caricature e i suoi vari Pulcinella, personaggio che sarà ampliamente approfondito anche dal figlio Giandomenico. Attraverso l’espediente della “maschera”, Tiepolo smaschera le fragilità e contraddizioni della società della sua epoca, sottolineandone i difetti e gli aspetti più bestiali. Ma la centralità più fertile delle Opere Nere del Tiepolo è sicuramente il più ampio tema dell’Ombra, un’ombra fatta di maghi, streghe, figure orientali, serpenti, misteriosi vasi, satiri e teschi.

L’Ombra è un tema centrale dell’Arteterapia. Ogni corpo, colpito dalla luce, proietta un’ombra. Ognuno di noi, in quanto corpo ed essere incarnato, proietta e possiede un’ombra. L’Ombra, dal punto di vista artiterapico, rappresenta tutto ciò che ci appartiene, ci riguarda ma che non riconosciamo pienamente, non accettiamo o non valorizziamo, in quanto insieme di aspetti per noi scomodi, sconvenienti o inquietanti. Quando ad esempio ci reputiamo (e ci presentiamo agli altri) come persone tranquille e pacifiche e non accettiamo di provare (e dimostrare) rabbia, l’Ombra si costituisce dall’aggressività e dalla rabbia che lasciamo inespresse e represse. Quando ci reputiamo (e ci presentiamo agli altri) come persone positive e ottimiste e non ci permettiamo di provare una sana malinconia, l’Ombra incarna la tristezza che non trova più posto in un viso sempre (troppo) felice.

La morte dà udienza, particolare (Royal Collection Trust)

L’Ombra, insomma, è l’altra faccia della luna ed è tanto più densa e oscura quanto meno trova espressione nella nostra quotidianità (1). Dal punto di vista artiterapico, lavorare sull’Ombra e su queste parti di noi meno espresse, significa trovare loro finalmente un posto e un posto molto speciale e privilegiato: lo spazio prezioso dell’Arte e dell’espressione creativa e propositiva. Questa ci permette di operare, attraverso la materia, verso una piena consapevolezza e integrazione di noi, senza etichette né confini eccessivi tra ciò che siamo e ciò che non siamo, ma verso un più ampio orizzonte del ciò che desideriamo e possiamo essere. Attraverso l’arte, possiamo divenire maggiormente consapevoli della nostra parte in ombra e diventare quindi più coscienti delle nostre potenzialità, anche quelle meno scontate, conosciute e condivise: è avere accesso al tesoro sommerso dove, accanto ai naturali imbarazzi e le paure, dormono silenziosamente anche virtù impensate.

Medusa, l’Eroe e il Serpente

Capriccio, particolare (Royal Collection Trust)

L’ampio lavoro nero del Tiepolo ci appare come l’altra faccia di quei cieli infiniti e limpidissimi che hanno fatto la sua fortuna e successo. Addirittura potrebbe essere visto come la loro oscura radice, la radice necessaria. Lo possiamo intuire da alcuni grandi temi, ricchi di simbologie ambivalenti, che costituiscono l’Opera Nera del Tiepolo. Fra questi grandi simboli, molto cari al Tiepolo, in particolare quello “nero”, citiamo lo scudo con la testa di Medusa e il Bastone di Asclepio.

Mago seduto presso un’ara fumante, particolare (Civici Musei di Udine)

Medusa rappresenta il mostro vinto dalla saggezza di Minerva, che viene in aiuto dell’eroe Perseo. Questi riesce a vincere Medusa senza essere da lei pietrificato, perché l’aggredisce senza guardarla direttamente negli occhi, ma seguendo il suo riflesso in uno scudo lucido, donatogli da Minerva. La testa recisa di Medusa è donata infine dall’eroe a Minerva, che la porterà sulla sua egida, come arma perpetua contro i propri nemici. Il mito di Medusa testimonia contemporaneamente l’importanza dello scudo della prudenza e dello specchio della riflessione. Ed è proprio nello specchio che l’eroe trova e vince il mostro più terribile, quasi a suggerirci che è guardando nello specchio che troveremo, e vinceremo, il mostro, ovvero in noi stessi. La testa di Medusa sullo scudo, che può continuare a pietrificare i nemici, è proprio il simbolo del mostro vinto e, quindi, divenuto punto di forza. Medusa è per Minerva ciò che Asmodeo è per Salomone: il Re d’Israele riesce a sconfiggere e sottomettere il demone Asmodeo e lo costringe a costruire per lui il suo tempio. Il mostro/demone vinto diventa forza pura per l’eroe. E così l’Ombra, riconosciuta e messa in luce, diventa a sua volta costruttrice di Luce, di sapienza e consapevolezza. Ed è lo specchio, uno specchio prudente come uno scudo, che può rivelarci, tramite paziente e amorevole riflessione, il mostro che deve mostrarsi a noi per renderci eroi. La particolare attenzione del Tiepolo per Minerva è testimoniata anche dalle tante civette che l’Artista dissemina nel corpus della sua Opera Nera. La civetta è creatura sacra a Minerva/Atene, tanto da portare nella sua denominazione scientifica il nome stesso della dea: la civetta è Athene noctua. Il rapace sacro a Minerva è in grado di vedere nel buio della notte ed è simbolo della visione nell’oscurità e della saggezza, in grado di vedere il nascosto e l’invisibile agli occhi.

Tre maghi bruciano un serpente, particolare, dagli Scherzi (Metropolitan Museum of Art di New York)

Il Bastone di Asclepio è antico simbolo correlato alla Medicina. Esso rappresenta un serpente attorcigliato a una verga. Il serpente, con la sua capacità di muta, è simbolo di fertilità, ma anche di conoscenza, come presentato nella Genesi. Il Bastone di Asclepio è in forte relazione con il Necustan, il bastone trasformato in serpente da Mosè, collegato al serpente di bronzo che questi farà costruire come “medicina” per il suo popolo: rivolgendo il proprio sguardo al serpente di bronzo i fedeli potevano salvarsi dai morsi dei serpenti. Il serpente è quindi cura per il serpente stesso, in un interessante rimando allo specchio e alla riflessione, che ci riporta a Minerva e Medusa: il mistero del Necustan pare suggerirci che il serpente domato (fatto di bronzo o “rettificato” dal bastone) vince il serpente portatore di veleno, divenendo, esso stesso, medicina. Ancora una volta: il mostro domato diviene forza e alleato.

Il Capriccio e l’altro Illuminismo

Baccante, Satiro e Faunessa, particolare, dagli Scherzi (Metropolitan Museum of Art di New York)

Molti sarebbero i simboli preziosi da osservare, nel rispetto e fascino di un’opera ancora tutta da comprendere nel pozzo profondo del suo immaginario. Tuttavia, in questa sede e in questi termini, ci basti ricordare che è lo stesso termine Capricci a indicarci una possibile via di riflessione sul valore profondissimo dell’Opera Nera del Tiepolo: Capriccio etimologicamente indica il salto improvviso della capra, animale caro a Pan, divinità della natura e del mondo agreste, con un riferimento alla saggezza arcaica e antica, con il suo patrimonio di saggezza e miti (il tema del salto, allegro e improvviso, è etimologicamente alla base anche della parola Scherzo). E ci basti al contempo ricordare quanto l’Illuminismo, per come più comunemente conosciuto, ovvero come l’era dei lumi della ragione che soffiano via le nubi della superstizione, conviva con un altro Illuminismo, forse minore e certamente meno noto: una fitta rete di correnti sotterranee proto-romantiche che contemplavano teosofia e pratiche esoteriche, fino a giungere agli insegnamenti degli Illuminati di Baviera (2), società segreta settecentesca con struttura piramidale e diversi gradi di iniziazione.

Non è tutto luce, insomma, ciò che illumina. Ma è anche l’ombra che, portata alla luce, porta conoscenza e saggezza. È dal silenzio, in fondo, che può nascere la parola ben pensata, come dall’ombra e dalla notte può nascere la luce e il giorno. Il Nero è un trampolino di colori, pare suggerirci il Tiepolo. E per raggiungere quei cieli altissimi e infiniti, pieni di luce, è necessario scendere nelle profondità scure, e feconde, della terra. È necessario, insomma, sperimentare la Nigredo, come fase essenziale dell’Alchimia dell’Anima, della trasformazione verso una versione aurea di sé. L’Ombra è come quel limo fertile e generoso del Nilo che, straripando, nutre i campi egizi. Come tutti i fiumi potenti, l’Ombra, se lasciata straripare senza disciplina e governo, distrugge. Ma, se canalizzata sapientemente e con cura, l’Ombra nutre.

“Tendono alla chiarità le cose oscure”
(Montale, Portami il girasole ch’io lo trapianti)


(1) “Ognuno di noi è seguito da un’ombra, e meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa”, Jung in Psicologia e religione (Edizioni di comunità, Milano 1962).
(2) Illuminism a cura di Andreas Önnerfors, Uppsala University.


Si ringraziano:
La Professoressa Maria Grazia Frattolin e la Professoressa Sandra Guatto di Itineraria per il gentile e gradito invito a prendere parte all’iniziativa “I Cieli e le Terre del Tiepolo”
La Professoressa Lorenza RescinitiConservatore del Civico Museo Sartorio, per la gentile disponibilità e ospitalità nei luoghi preziosi della Storia dell’Arte a Trieste
L’Accademia di Belle Arti GB Tiepolo di Udine e il Direttore Fausto Deganutti, per la sempre preziosa collaborazione e fiducia accordatami.

Francesca V. Salcioli

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